Sunday, January 11, 2015

I Moai, custodi dei misteri dell'Isola di Pasqua

A migliaia di chilometri dalla terraferma, nel Pacifico sud-orientale, un'isola spoglia e dalle coste aspre spunta dal blu scuro dell'oceano: è Rapa Nui, l'Isola di Pasqua, territorio appartenente al Cile ma ultimo avamposto delle culture Polinesiane nell'Oceania.

                                             L'isola di Pasqua
Rapa Nui è un luogo pieno di misteri per i biologi, gli antropologi e anche gli archeologi.
Ci si domanda spesso come sia stata possibile la pressochè totale deforestazione di questa isola, un tempo lussureggiante e poi, dopo l'arrivo dei primi uomini, e probabilmente anche a causa dei topi, ridotta a una landa spoglia e desolata. Ci si è domandati anche spesso chi fossero i primi abitanti, fino a quando le prove del DNA confermarono che si trattava di Polinesiani e non, come era stato ipotizzato da Thor Heyerdahl, di sudamericani. E soprattutto, gli archeologi continuano a domandarsi cosa significhino, e come siano stati eretti, i grandi Moai, il simbolo più famoso di Rapa Nui, una delle 7 meraviglie dell'Oceania elette da questo blog.

Ahu Tongariki
Ahu Tongariki, la più grande piattaforma in pietra dell'isola, con i suoi Moai
(FONTE: Andrew Landers)
                                           I guardiani di Rapa Nui
I Moai sono spesso citati come i "guardiani" dell'isola, custodi di tutti i misteri, forse destinati a non essere mai risolti del tutto, di questo mondo sperduto tra le correnti violente e imprevedibili del Pacifico.

El Gigante
Scolpite dal tufo, roccia del vulcano Rano Raraku, a partire dal 1200, alcune di queste statue possono arrivare a pesare 80 tonnellate per quasi 10 metri di altezza, anche se il Moai in assoluto più imponente mai scoperto non è ancora stato completato: soprannominato El Gigante, se completato questo colosso peserebbe 150 tonnellate per 21 metri d'altezza.
In totale, nell'isola di Pasqua, si stima ci siano 887 Moai, anche se molti di loro non sono più eretti da tempo, e altri sono dispersi qua e là negli ampi e silenziosi spazi di Rapa Nui, semisepolti. In effetti, tante statue, nella seconda metà dell'800, furono abbattute per ragioni ancora non chiare, quando ormai la loro funzione, per gli indigeni cristianizzati e con una cultura a rischio per la pressione europea, aveva perso importanza.
                    
                             Un primo mistero: quale fu la loro funzione?
Si pensa, ma di conferme non ce ne sono molte, che i Moai rappresentassero originariamente i volti di antichi capiclan, scolpiti dagli uomini di ogni villaggio per dimostrare la forza della propria comunità quando all'interno dell'isola iniziarono violente guerre, che contribuirono tra l'altro a devastare l'ambiente.
Ogni Moai, secondo questa teoria, sarebbe intristo del proprio mana, uno spirito nel quale credevano gli animisti dell'isola. Le statue, in altre parole, sarebbero un simbolo dei villaggi e della spiritualità del tempo in cui furono scolpiti.
Per quanto sia la più accreditata, tale teoria non spiega perchè i Moai abbiano tratti quasi africani e non Polinesiani (la gente del luogo, quando li scolpì, non sapeva nemmeno esistesse l'Africa), nè perchè effettivamente furono abbattuti.

Per gli appassionati della fantascienza e dei vari complottismi, i Moai rappresenterebbero invece una civiltà di alieni giganti che avrebbe fatto visita all'umanità migliaia di anni fa, e di cui ora, come unica testimonianza, restano proprio queste figure.

Moai nell'entroterra di Rapa Nui


                     Le statue che camminarono: il secondo mistero dei Moai
I Moai venivano trasportati dal vulcano fino alle Ahu, piattaforme di pietra a scopo cerimoniale, dove ne venivano eretti, fino a 250 in certi casi, con il volto rivolto verso le altre isole della Polinesia, vale a dire verso ovest.
I viaggi dei Moai, lunghi fino a 18 km, sono stati oggetto di studio per più di un secolo: come facevano gli indigeni di Rapa Nui a trasportare queste statue? Le tradizioni orali degli abitanti locali sono chiare: i Moai camminarono fino ai luoghi dove si trovano attualmente, animati dai loro spiriti (mana), e comandati da coloro che avevano il potere di controllare questi spiriti, indirizzando la camminata delle statue verso i luoghi indicati.

Prima teoria: Heyerdahl

Formulata negli anni '50 dall'avventuriero ed etnologo norvegese Thor Heyerdahl, questa teoria ipotizzava che i Moai fossero legati ad uno o due bastoni posti lungo la loro schiena, e che poi la gente, legando le corde al bastone, iniziasse a trainare le statue trascinandole fino alle piattaforme.
Questo tipo di trasporto, in apparenza abbastanza intuitivo, non spiega però la "camminata" dei Moai di cui parlano le leggende di Rapa Nui, e richiede peraltro, per le statue più grandi, fino a 1500 operai dediti al trasporto.

Seconda teoria: Mulloy

Un'idea diversa fu invece teorizzata nel dopo gli anni '60 da William Mulloy, antropologo americano, che immaginò delle impalcature di legno, a forma di V rovesciata verso il basso, per trasportare in modo meno faticoso le statue. Per spostare un Moai sono così necessarie solo 90-100 persone, anche se la complessità del metodo rende poco probabile la teoria.

Terza teoria: Pavel e Heyerdahl

Thor Heyerdahl si lega ai Moai per tutta la sua vita e negli anni '80, in collaborazione con l'archeologo ceco Pavel pensò ad una nuova possibilità: con due gruppi di operai, uno che mantiene l'equilibrio e uno che, da davanti, trascina un po' verso destra e un po' verso sinistra la statua, che otterrebbe così un movimento simile alla camminata, anche se ciò ne ne danneggierebbe le basi.

Quarta teoria: Love (e Van Tilburg)

E se i Moai fossero stati trasportati facendoli scorrere su file di tronchi? La teoria di Charles Love ipotizza che le statue fossero poste con un supporto in legno alla loro base e poi erette su file parallele di tronchi, prima di essere tirate. Jo Anne Van Tilburg pensò che le statue fossero invece distese lungo i tronchi e non erette.

Quinta teoria: ci siamo?
La teoria probabilmente più attendibile finora sviluppata è stata concepita nel 2011 da Terry Hunt e il trasporto di un Moai è stato in seguito simulato da un team di scienziati della National Geographic Society. Con tre gruppi di uomini, uno atto a mantenere l'equilibrio da dietro e due laterali alla statua, i Moai, ondeggiando a destra e a sinistra con un movimento simile alla camminata, proseguono in modo relativamente sicuro per gli operai e senza richiedere centinaia di lavoratori. Sarà questa la teoria che spiega definitivamente il cammino dei guardiani di Rapa Nui?

Possibile "cammino" di un Moai



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