Thursday, July 14, 2016

La commovente storia di Keiko

La storia di Keiko è quella di un naufrago: di un'orca sbalzata da un posto all'altro senza appartenere a nessuno di questi, nemmeno allo stesso oceano dove nacque e dove infine tornò.
Una storia di un animale che non è mai stato un vero membro della sua specie e che, sebbene prima di dormire si circondasse di tutti i suoi giocattoli, non è mai stato nemmeno umano.
Non è una storia felice, se non a tratti, non è una storia fortunata (eppure Keiko in giapponese vuol dire "il fortunato"), e non è una vera storia di successo. Ma come molte storie, vale la pena di essere letta.

Keiko in Islanda (Fonte)
Catturato nel 1979 in Islanda, all'età di circa tre anni, Keiko visse per i successivi diciassette tra un acquario dell'Ontario, in Canada, e il Reino Aventura di Città del Messico, diventando famoso per i suoi spettacoli e ancora di più per essere il protagonista della serie di film Free Willy.

Fu proprio questo ruolo da "attore" che generò nell'opinione pubblica, specialmente giovane, un movimento per liberare Keiko non solo nel film ma anche nella realtà. Questo anche a causa della salute malferma dell'animale in cattività, che si verifica in modo tristemente frequente fra le orche che vivono negli acquari.

Con le donazioni, l'Oregon Coast Aquarium, USA, costruì quindi strutture più adatte a Keiko per poterlo rimettere in salute e per fargli letteralmente "dis-impararare" i comandi che la vita in acquario gli aveva trasmesso, rendendolo di nuovo indipendente dagli uomini per sopravvivere.

Keiko, in Oregon, riuniva i suoi giocattoli attorno a sè prima di addormentarsi
L'obiettivo finale della riabilitazione era quindi quello di riportare Keiko in Islanda e di liberarlo, sperando potesse reintegrarsi con gli altri membri della sua specie. Su questo vi furono opinioni discordanti non solo da parte di scienziati, ma anche dal politico norvegese Steinar Bastesen, che riteneva fosse più utile uccidere l'orca e donare la sua carne ai bambini poveri.

Come raccontato in alcuni documentari, Keiko non tornò solamente ad un peso ideale, ma iniziò anche ad allungare i suoi tempi di apnea, rendendoli 6 volte più lunghi e comparabili a quelli delle altre orche. Insegnargli a riutilizzare l'ecolocazione, che permette alle orche di trovare le proprie prede in base all'eco dei suoni, e a comunicare con i suoi simili, si rivelò molto più complesso.

Nel 1998 Keiko fu portato, ancora una volta dentro un'apposita vasca caricata in un aereo, verso l'Islanda, dove presso la baia di Klettsvik era stato preparato un recinto in acqua dove Keiko avrebbe ripreso contatto con l'acqua del mare e con un mondo del tutto diverso. Gestito da esperti, il progetto costava mezzo milione di dollari al mese.
Keiko nel suo recinto in Islanda
La reintroduzione di Keiko in mare aperto, nel 2000, fu un avvenimento senza precedenti nel mondo scientifico, dai risultati molto dibattuti.

Per quasi tre anni l'orca visse nei pressi dell'Islanda, senza mai riuscire a integrarsi, o forse addirittura a farsi riconoscere tramite la comunicazione sociale tipica delle orche, dai suoi simili.
Sembrava, in effetti, socialmente disadattato e incapace di ritrovare il suo posto in un mondo che non conosceva da più di vent'anni, trovava faticoso nutrirsi nella natura selvaggia e, come un bambino che richiede aiuto ad un adulto, si affiancava spesso alle barche per trovare contatto umano.

Nel 2002, quando Keiko si allontanò e fu seguito grazie al satellite e al suo chip fino alla Norvegia, si pensò avesse finalmente riconosciuto il dialetto della sua famiglia d'origine, riunendosi. 
Nei fiordi norvegesi invece l'orca si presentò sola e, anche se si nutrì da sola nel corso del suo viaggio, ricominciò a cercare il contatto umano, lasciandosi cavalcare dai bambini e avvicinandosi ai pescherecci.

Con i vari gruppi di orche non riuscì, ancora una volta, a integrarsi, seguendoli a distanze di 100/200 metri, e ottenendo il cibo ancora una volta con l'aiuto degli esseri umani.

Dopo circa un anno nelle acque dei fiordi norvegesi, Keiko morì di polmonite a circa 27 anni.
Con gli esseri umani, con cui condivise quasi tutta la sua vita, Keiko visse probabilmente i suoi momenti migliori e peggiori, ricevette cure dispendiose e al contempo un'educazione che lo avrebbe irreparabilmente estromesso dalla società delle orche: come detto fin dall'inizio, la storia di un naufrago in viaggio che forse non trovò mai la pace, o una casa.

Halsa, Norvegia. La tomba di Keiko


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