Le altre isole

In questa sezione ci siamo occupati di presentare anche le altre piccole isole non indipendenti e pressoché sconosciute sparse nell'Oceano Pacifico e meritevoli di un approfondimento, come Pitcairn, Norfolk, le isole Kermadec e Chatham, l'Isola di Pasqua e gli atolli sotto controllo americano, questi ultimi teatro degli scontri decisivi della seconda guerra mondiale.

Isola di Pitcairn
Pitcairn, assieme alle isolette disabitate di Henderson, Ducie e Oeno, è uno dei territori più isolati e difficilmente raggiungibili del mondo.

Raggiunta circa 4000 anni fa dai Polinesiani del Sud-Pacifico, l'aspra isola vulcanica di Pitcairn rimase abitata da piccole comunità per alcuni secoli. I reperti principali sono alcune asce e semplici pitture rupestri che ricordano i tatuaggi ancora realizzati nella Polinesia Francese.
Gli ammutinati del Bounty, una nave incaricata di esplorare ed espandere l'influenza britannica nel Pacifico del Sud, giunsero proprio a Pitcairn nel 1790, bruciando poi la nave.
Dopo diversi anni di conflitti, polinesiani ed europei trovarono finalmente un equilibrio e la popolazione di Pitcairn, dedicandosi alla pesca e al commercio con i vascelli europei, crebbe fino a 250 abitanti negli anni '40. Oggi, tuttavia, gli abitanti dell'isola sono solo 54.

La "capitale" è Adamstown, un piccolo centro dove ha sede la chiesa Avventista, raggiungibile da una ripida stradina che risale la "difficile collina".

Pitcairn, ancora oggi molto legata alla cultura marinara, mantiene un'invidiabile originalità dal punto di vista ambientale e culturale, preservate da migliaia di chilometri di Oceano.

La Baia di Ansom. Isola di Norfolk, Australia
Isola di Norfolk
Il territorio australiano di Norfolk, che include l'omonima isola e le altre piccole isole di Philip e Nedean fu abitato attorno al 1300, ma quando l'isola fu raggiunta da James Cook nel 1774, non c'era segno di presenza umana recente.

Dopo aver stabilito a Norfolk per 26 anni una colonia penale, gli inglesi concessero a circa 200 abitanti di Pitcairn, discendenti dagli ammutinati del Bounty, di stabilirvisi. Isolata dal mondo, la vita di Norfolk è continuata senza sconvolgimenti per tutti gli ultimi 150 anni. Oggi, gli abitanti sono circa 1800, prevalentemente cristiani e molto legati all'identità della loro isola: oltre all'inglese, infatti, si parla anche il dialetto Norfuk, una sorta di fusione del Tahitiano e dell'inglese.

L'importanza dell'isola di Norfolk è soprattutto legata alla fauna (numerose le specie di uccelli, soprattutto marini) e alla flora, che unisce specie sia degli ambienti tropicali che di quelli temperati: è famoso per esempio l'Araucaria Heterophylla, un pino endemico rappresentato anche nella bandiera isolana.

  Esemplare di Kakariki fronterossa fotografato alle Kermadec

Isole Kermadec
L'arcipelago vulcanico delle Kermadec, appartenente alla Nuova Zelanda, è attualmente disabitato, ma conserva una grande ricchezza ambientale, unica in tutto il Pacifico del Sud.

Le Kermadec, sia nella storia antica che in quella moderna, sono sempre state il più ambito degli scali, irrinunciabile per gli uomini e per gli animali che si aggirano in questa zona. I Polinesiani delle Tonga, primi abitanti, utilizzavano infatti le Kermadec come il ponte verso la Nuova Zelanda o verso l'isola di Norfolk, e la loro presenza sulle isole non ci concretizzò mai in insediamenti stabili, tanto che quando gli europei scoprirono le isole, nel 1791, non c'era anima viva.

Ma le Kermadec, ricoperte da una ricca foresta subtropicale, sono uno scalo anche e soprattutto per la fauna: gli uccelli che nidificano nell'arcipelago, anche se sul finire del '900 sono stati messi in pericolo dai ratti, sono ancora tantissimi, e popolano a milioni le acque isolane. Anche la fauna marina è unica al mondo: oltre ai delfini e a molte specie di balene che transitano durante le loro migrazioni, 5 delle 7 specie di tartarughe marine al mondo vivono presso l'arcipelago delle Kermadec.

Le Isole Chatham (Rehoku o Wharekauri) dal satellite
Isole Chatham
L'arcipelago delle Chatham, situato a est della Nuova Zelanda, fu abitato fin dal 1500 dai Moriori, discendenti dai Maori della Nuova Zelanda. La cultura Moriori includeva una lingua e particolari usi, adattati all'ambiente non facile offerto dalle Chatham.

Incluse nel 1842 nell'Impero della Gran Bretagna, le isole furono invase dai Maori nel 1859: essi massacrarono i loro stessi discendenti, tanto che oggi non esiste nessun Moriori "puro", ma solo Moriori misti a europei a ai discendenti degli invasori.

Oggi, il territorio collinare e umido delle isole si sta lentamente riprendendo dai danni subiti per le attività umane e ospita circa 650 abitanti.

Particolarmente interessante, tra le altre, è la storia della balia melanica, un piccolo uccello che abita nelle isole esterne di Mangere e Rangatire: ne rimanevano 5 negli anni '80, ma oggi sono 250.

Gli atolli americani
Incorporati tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 e sparsi su tutto lo specchio dell'Oceano Pacifico, gli atolli americani sono oggi poco abitati, e meta soprattutto di scienziati che ne studiano il ricco ecosistema. Molti di essi sono stati teatro di scontri particolarmente sanguinosi tra gli statunitensi e i giapponesi nel corso della seconda guerra mondiale.

Le "sule fosche" (Sula leucogaster) a Wake Atoll
L'atollo di Wake, che ha la forma di una punta di lancia ed è situato a nord delle Isole Marshall, fu abitato dai navigatori Marshallesi almeno mille anni fa, e fu chiamato Enen - Kio. Scoperto dagli europei ma mai colonizzato fino al 1898 (quando gli americani vi issarono la loro bandiera), fu conquistato alla fine del '41 dai giapponesi, dopo un assedio contro la base della marina americana che si difese eroicamente. Oggi è abitato da 150 persone.

Spostandoci a ovest troviamo invece gli atolli di Howland e Baker, 1700 chilometri a sud delle Isole Hawaii. Mai abitati stabilmente da comunità umane a causa della totale mancanza di falde acquifere e della poverissima vegetazione (i due atolli sono minuscole distese occupate da erba e cespugli sparsi), hanno ospitato occasionalmente velivoli americani durante la guerra. Oggi i loro territori costituiscono una riserva per la protezione dei numerosissimi uccelli che vi transitano: in alcuni periodi dell'anno, l'intera superficie di Howland è ricoperta dagli stormi di Sule.

Tra le Hawaii e le isole Cook c'è poi l'atollo di Jarvis, una minuscola superficie sabbiosa con qualche ciuffo c'erba qua e là, abitata solo da migliaia di uccelli e da splendidi coralli nelle acque che la circondano.

Peponocefali, parenti delle balene, al largo di Palmyra
Poco a nord di Jarvis troviamo il più noto atollo di Palmyra, scoperto nel 1798 dal capitano americano Edmund Fanning e incorporato agli States nel 1859. Spesso, alcune navi europee che dovevano percorrere larghi tratti del Pacifico fecero scalo a Palmyra, piccolo ma dotato di molti beni di prima necessità. Il terrore di un attacco giapponese arrivò anche qui, e tra il 1942 e il 1945 la marina americana occupò l'atollo e ci costruì una pista per il decollo di aerei di piccole e medie dimensioni.

Si vocifera che l'amministrazione statunitense abbia utilizzato Palmyra come discarica provvisoria per i rifiuti nucleari, ma ciò che è sicuro dalle spedizioni scientifiche che per tutto il '900 sono approdate al piccolo atollo è che Palmyra è la casa di centinaia di migliaia di uccelli e di pesci.

Poco a ovest delle Hawaii troviamo invece due atolli, Midway e Johnston.

Midway, scoperto nel 1859 e costituito da due isole principali, fu duramente colpito dalla seconda guerra mondiale: qui si combatté, sei mesi dopo l'attacco nipponico a Pearl Harbor, una battaglia decisiva, che vide la vittoria degli americani e il primo vero arresto dell'espansione dell'impero giapponese. L'importanza attuale di Midway, oltre che come santuario per la storia americana, sta negli Albatros: in questo atollo, infatti, vivono quasi tre milioni di uccelli, nonché i due terzi della popolazione mondiale di albatri di Laysan e quasi il 40 % degli albatri piedineri della Terra.

Johnston, invece, è un atollo quasi esclusivamente artificiale: costituito inizialmente da 19 ettari, oggi ne include addirittura 241. Dall'alto, si nota soprattutto la pista aerea, da cui negli anni '40 decollarono migliaia e migliaia di aerei pronti all'assalto contro i giapponesi.

Panorama del Pacifico dall'Isola di Pasqua, con una fila di Moai lungo la costa
L'isola di Pasqua
Anche nota come Rapa Nui, l'Isola di Pasqua è un territorio culturalmente Polinesiano ma appartenente al Cile dell'Oceano Pacifico sud-orientale.
I Polinesiani arrivarono a Rapa Nui tra il 1500 e il 1000 a.C., anche se alcune teorie, oggi smentite, sostenevano che i primi abitanti dell'isola provenivano dal Cile.

Le tracce della società antica si trova in alcune grotte vulcaniche dell'isola, dove sono scolpite o disegnate rappresentazioni delle divinità come Makemake, dio della fertilità, e l'uomo uccello, un essere divino misto tra uomo e uccello.

Di sicuro, comunque, gli elementi più famosi che caratterizzano questo territorio lontano da ogni continente sono i Moai, enormi statue di tufo vulcanico rappresentanti, a seconda delle teorie archeologiche, capi tribù, dei o antenati venerati dalla gente locale.

I Moai, che possono pesare fino a 100 tonnellate ed essere altri fino a 10-11 metri, sollevano da secoli e secoli, e lo faranno per altrettanto tempo, forse. Ci si domanda ancora oggi, ad esempio, quale sia il loro scopo, come siano stati portati fino alla loro attuale collocazione (la tradizione locale afferma che essi camminarono fino alla loro meta).

L'isola di Pasqua, insieme ai piccoli scogli che la circondano, non è altro che il picco di un enorme vulcano spento che si erge dall'Oceano lungo la "Placca di Nazca". L'attività tettonica è quindi molto intensa e l'origine vulcanica dell'isola è testimoniata dalle tipiche rocce nere come il basalto e dalla presenza di ben quattro coni vulcanici sulla superficie: Poike, Rano Kau, Ranu Raraku e Terevaka.

Rapa Nui è oggi un'isola quasi totalmente disboscata, anche se probabilmente, prima dell'arrivo dei Polinesiani, era ricoperta da un'immensa foresta di palme, poi distrutta sia dai locali che dai numerosi topi che divoravano le radici degli alberi.

Flora e fauna sono perciò piuttosto povere: moltissime piante si sono estinte e nell'isola la maggior parte degli animali è stata introdotta. Inoltre, gli uccelli marini nidificano solo negli scogli circostanti, e non più nell'entroterra spoglio di Rapa Nui.

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