Polinesia Francese

I nome esotici come Tahiti, Moorea e Bora Bora, le musiche (in apparenza) dai ritmi Hawaiani, i bungalow affacciati sul mare cristallino e il caldo tutto l'anno: la Polinesia Francese (Pōrīnetia Farāni in Tahitiano) è probabilmente uno dei luoghi più famosi e agognati d'Oceania, ma le bellezze di questi arcipelaghi del Pacifico del Sud, di sicuro, vanno anche oltre quelle rappresentate nelle cartoline.
Nomi, musiche e bungalow sono infatti tutti figli di una cultura antica e straordinaria, il cuore dell'identità delle isole, la cultura Polinesiana.

Bandiera della Polinesia Francese
Bandiera della Polinesia Francese

Popolazione: 268 000 circa

Capitale: Papeete (26mila ab.)

Macroregione: Polinesia

Status politico: Dipendenza francese

                                                                                                                           Storia della Polinesia Francese 
Trovandosi all'estremo est dell'Oceano Pacifico, le Isole della Polinesia francese, raggruppate in 4 arcipelaghi, furono le ultime ad essere raggiunte dagli ambiziosi Lapita, gli antenati degli attuali Polinesiani che scoprirono e abitarono migliaia di isole sparse nell'immensità del Pacifico.
Il primo arcipelago su cui approdarono i Lapita fu quello delle Isole Marchesi, nel 200 a.C. Nel giro di 500 anni, ogni piccolo atollo della Polinesia Francese era già stato conosciuto ed esplorato, e sulla maggior parte delle isole la popolazione era già organizzata secondo la tipica società di queste zone, fortemente agguerrita, coesa attorno al proprio capovillaggio e esperta nell'arte della navigazione.
Si ritiene inoltre che anche le popolazioni Maori della Nuova Zelanda e delle Cook abbiano influenzato la civiltà locale, anche se in un momento successivo all'arrivo dei Lapita.

Sito archeologico in Polinesia Francese
Sito archeologico a Nuku Hiva, Isole Marchesi
Il primo europeo ad approdare su un'isola della Polinesia Francese fu Ferdinando Magellano, che nel 1521 avvistò Puka-Puka, nell'arcipelago delle Tuamotu. Nei secoli che seguirono, vari esploratori, scrittori e pittori come Paul Gauguin si avvicendarono nei Mari del Sud, narrando o dipingendo popolazioni accoglienti, donne nude e bellissime e isole paradisiache, contribuendo a creare il mito dell'ideale Polinesia che anche oggi è il sogno di molti turisti e viaggiatori del mondo.

Nel corso dei 150 anni seguenti, i Polinesiani assistettero all'arrivo di numerosi "uomini che navigano su barche senza bilanciere", il modo in cui loro chiamavano gli europei.
Dopo Alvaro Mendaña alla fine del '500, si avvicendarono il primo europeo a sbarcare a Samoa, Jacob Roggeveen (1722), l'inglese Samuel Wallis (1767), il francese Louis Antoine de Bougainville (1768) e anche James Cook (1769).
Wallis e Bougainville, che visitarono Tahiti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, reclamarono entrambi l'isola per le loro nazioni, senza mai riuscire ad averla vinta l'uno sull'altro.
Al contenzioso si aggiunse presto anche la Spagna, che fondò una stazione commerciale a Tahiti, da loro chiamata Isla de Amat.
Fu però dall'800 che l'influenza europea iniziò a influenzare davvero le fiere popolazioni Polinesiane: prima arrivarono i missionari, che cercarono, non sempre riuscendoci, di trasformare le isole in un'ideale società cristiana, bandendo riti pagani, tatuaggi e danze erotiche, e in seguito un intervento decisivo fu quello degli ammutinati del Bounty.

L'equipaggio ribelle si offrì di aiutare una delle famiglie più importanti di Tahiti, i Pomare, per fare in modo che essi conquistassero il controllo della Polinesia, ancora divisa in isole e villaggi indipendenti.
   Diecimila franchi, Polinesia
Diecimila franchi dedicati alla
colonia della Polinesia francese

La dinastia Pomare sembrava destinata a riunire finalmente i 4 arcipelaghi, ma la storia prese un'altra via: la Francia si prese prima le Isole Marchesi nel 1842, poi stabilì un protettorato su Tahiti nel 1847 e nel 1880 dichiarò i 4 arcipelaghi delle vere e proprie colonie.

Il XX secolo non cambiò radicalmente il volto di queste isole: passate indenni le due guerre, i Polinesiano hanno ottenuto un'autonomia sempre maggiore nel corso degli anni e hanno investito in attività turistiche ed ecoturistiche. La triste eccezione è rappresentata dai test atomici francesi che, dal 1962 fino al 1996, hanno avuto luogo a Moruroa, un atollo dell'arcipelago Tuamotu: anche se la Francia sostiene che i test non hanno avuto conseguenze sulla salute degli abitanti delle isole vicine, gli indipendentisti hanno più volte minacciato di portare davanti alla Corte Internazionale di Giustizia il governo coloniale francese.

                   Geografia & Ambiente della Polinesia Francese 
Mount Tohiea
La vista del Monte Tohiea (destra) dalla baia di Opunohu, Isola di Moorea




La Polinesia Francese è divisa in 5 arcipelaghi, il cui principale è quello delle Isole della Società. Qui si trovano tutte le isole maggiori, gran parte della popolazione e anche della storia della zona.
Le Isole della Società includono, tra le altre, Tahiti, famosa per le spiagge di sabbia scura, e le bellissime Moorea, Raiatea, Huahine e Bora Bora, spesso caratterizzate da un entroterra non facile, ricoperto da foreste tropicali e da vette appuntite dalle forme difficilmente confondibili: ad esempio, su Tahiti c'è il monte Orohena, che domina l'isola come un gigante dal suo altipiano, su Bora Bora il monte Otemanu e su Huahine il monte Turi.
La costa frastagliata ospita alcuni degli ecosistemi marini più ricchi al mondo, soprattutto nelle isole minori e a Raiatea e Bora Bora, entrambe completamente circondate da una laguna poco profonda dal colore cristallino.
Gli altri quattro arcipelaghi della Polinesia Francese sono poi quello delle isole Australi, situato a sud e composto da piccole isole disposte lungo un'ideale linea. Tra queste c'è Rurutu, nota come "l'isola delle balene".
A nord-ovest delle Isole della Società troviamo le Tuamotu, una catena di decine e decine di atolli (sono infatti l'unico arcipelago corallino e non vulcanico) che copre un'area di oceano ampia come l'Europa Occidentale, e che include, tra gli altri, gli atolli di Moruroa, Rangiroa e Tikehau, quest'ultima nota per le spiagge dalla sabbia di un colore quasi rosa.
Il nome Tuamotu viene da Paumotus, che in Tahitiano significa "isole arrendevoli".
A nord sono poi disposte le Isole Marchesi, isole di origine vulcanica e dalla vegetazione rigogliosa, dove gli abitanti parlano una lingua diversa dal Tahitiano dominante negli altri arcipelaghi e dove è ancora diffusa l'arte del tatuaggio. Le Marchesi hanno una cultura a sè stante tale da renderle quasi una nazione a parte dal resto della Polinesia Francese.
L'ultimo degli arcipelaghi è quello delle Isole Gambier, che si trova a sud-est delle Tuamotu ma che, sia culturalmente che geograficamente (le Gambier sono vulcaniche), somiglia di più alle Isole Marchesi.

Isola di Nuku Hiva
Nuku Hiva, arcipelago delle Marchesi: qui, nei secoli sono approdati migliaia di avventurieri, balenieri e marinai





La flora delle isole è simile a quella di molte altre isole dell'Oceania. Le coste sono la casa per migliaia e migliaia di palme da cocco, ma la varietà maggiore di specie, molte delle quali introdotte e addomesticate, si trova nelle foreste: famoso è ad esempio il fiore Tiare, usato per comporre corone e collane regalate agli ospiti.
La fauna di terra non è ricchissima: oltre a molte specie non endemiche e utilizzate nell'agricoltura locale, come i maiali e i polli, troviamo alcuni insetti e pochi gechi, mentre ci sono circa 100 diversi tipi di uccelli, fondamentali anche per l'ecosistema marino.
Proprio la fauna marina è la maggior ricchezza dell'Oceano Pacifico, e questo vale anche per la Polinesia Francese: i coralli, i crostacei, i molluschi e i pesci ricoprono i fondali di tutti gli arcipelaghi. I problemi ambientali legati allo sbiancamento dei coralli e all'acidificazione dei mari sono piuttosto gravi, ma allo stesso tempo, sono anche tantissimi i ricercatori e gli scienziati occupati a trovare soluzioni per preservare questo paradiso.

Coral Reef - French Polynesia
Un esempio del paesaggio sottomarino di queste zone
Il clima che caratterizza la zona è tropicale. Tra novembre e aprile, quando spira da nord-est il vento toerau, si concentrano le precipitazioni e il tasso di umidità si aggira attorno al 75%, mentre il resto dell'anno, quando spira dal sud il maraamu, il clima è più secco. Talvolta, durante il periodo natalizio, l'anomalia climatica nota in spagnolo come El Niño provoca l'affievolimento degli alisei e un calo nelle precipitazioni che, sia in Polinesia che nel resto del Pacifico del Sud può condurre a periodi di siccità.

                                     La capitale: Papeete
La capitale della Polinesia Francese, cresciuta soprattutto da quando la Francia fece di queste isole una delle sue tante colonie, è situata lungo la costa di Tahiti. Importante centro turistico, è però ben poco Polinesiana: la lingua predominante è il francese, e nonostante la lenta riscoperta del patrimonio culturale tradizionale, Papeete rimane un centro molto occidentale, nell'architettura e negli usi.

                  Cultura e Società della Polinesia Francese 

L'etnia più diffusa nelle isole è quella Polinesiana, largamente maggioritaria soprattutto nei centri minori. Nei centri maggiori, anche se i nativi sono comunque la maggioranza, si trovano anche gruppi di europei, asiatici e abitanti di discendenza mista.
L'unica lingua ufficiale è il francese, che è conosciuto dal 98 % degli abitanti ed è la lingua del governo, dell'informazione e quella con cui qualsiasi viaggiatore ha più probabilità di farsi capire nelle isole.
Le lingue locali sono tutte imparentate tra loro e includono il Tahitiano, il Marchesano, i dialetti delle Tuamotu e delle Isole Australi.

Little church in French Polynesia
Una piccola chiesa
Un ruolo cardine nel mondo della Polinesia Francese è anche quello della religione.
Prima dell'arrivo dei missionari, la religione dei nativi Polinesiani, una sorta di animismo, aveva molto in comune con quelle delle altre isole d'Oceania, come lo stretto rapporto con la natura e le sue forze, il culto degli spiriti (alcuni simboleggiati su sculture simili a totem), il politeismo e una certa disinibizione nell'abbigliamento.
I missionari, conformemente alla loro diversa visione del mondo, cercarono di sostituire i templi con le chiese e gli spiriti con i santi: il risultato finale, qui e in tutta l'Oceania, è una sorta di ibrido tra Cristianesimo e animismo Polinesiano.

La gente di queste zone, infatti, è devotamente cristiana e partecipa con incredibile regolarità alle cerimonie religiose, ma allo stesso tempo mantiene un legame forte con la natura e con riti intrisi di carattere spirituale animista come quello dei tatuaggi, al quale vengono anche dedicati dei festival a Tahiti.

Un danzatore
La cultura della Polinesia Francese, simile in tutti gli arcipelaghi ma con delle particolarità in ognuno, è famosa, tra le altre cose, per l'ospitalità della gente, che non sembra essere solo un mito creato ad hoc per attirare i turisti: il valore dell'ospite in Polinesia è infatti altissimo.
Come conseguenza della socialità e del senso di appartenenza alla comunità molto forte da queste parti, il concetto di famiglia è molto più ampio di quello occidentale, e nonni, zii, zie, cugini e faamu, ovvero i "parenti adottati" sono tutti parte di una grande famiglia allargata, dove l'educazione dei bambini, gli elementi più importanti assieme agli anziani, è affidata a tutti quanti.
A testimonianza di ciò abbiamo ad esempio la struttura interna delle case, anche quelle moderne, dove c'è spesso una grande ed unica stanza da letto che tutti condividono.
Nella Polinesia Francese, inoltre, c'è storicamente una cultura di tolleranza nei confronti delle persone omosessuali.

Nel mondo della Polinesia Francese sono importanti anche la musica, le danze, i tatuaggi e la cucina.
Da questo punto di vista, il turismo, troppo spesso incurante nei confronti delle culture tradizionali, ha ottenuto un risultato straordinario: contribuire a far rivivere le danze in costume, le danze col fuoco e i cori Polinesiani, la cui importanza era andata scemando e che negli ultimi anni è tornata alla ribalta.
Vale lo stesso anche per i tatuaggi, dalle forme più varie, che sono famosi in tutto il mondo e che qui hanno una storia millenaria: il loro scopo non è solo di "abbellimento" quanto anche un simbolo di riconoscimento e di orgoglio.

La cucina, infine, è soprattutto basata sui prodotti del mare e sui frutti esotici di queste zone, anche se a Papeete si possono trovare ristoranti francesi, italiani e cinesi.

Tahiti
Vista aerea della verde Tahiti e del suo mare

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