Tuesday, January 20, 2015

Nan Madol, l'Atlantide del Pacifico

La densa vegetazione tropicale e il mare blu nascondono da secoli la maggior parte dell'antica Nan Madol, l'Atlantide dell'Oceania (o Venezia del Pacifico), uno dei più sorprendenti esempi di perspicacia e coraggio degli esseri umani, oggi monumento dimenticato al passato dell'isola su cui è stata fondata: Pohnpei, una piccola e selvaggia landa degli Stati Federati di Micronesia.

Stupisce non poco come una città costruita da 92 isole artificiali sopra una barriera corallina, composta solo da enormi e pesantissimi blocchi basaltici trasportati a mano per chilometri attraverso la foresta tropicale e capace di resistere per secoli alle mareggiate, alle tempeste tropicali e alle guerre, sia ora lasciata a sè stessa e all'aura di mistero che alla vista di tutti, archeologi, abitanti locali e viaggiatori, ha sempre avuto.
Per contribuire a conoscere di più questo luogo, una delle 7 meraviglie dell'Oceania, questo blog si addentrerà per voi nelle deserte rovine del più grande sito archeologico del Pacifico...

Nan Madol Ruins 1
Dentro le rovine di Nan Madol
Breve storia di Nan Madol
L'umanità mise piede su Pohnpei, o Ponape, circa 2200 anni fa.
Come accade nelle isole così lontane dalla terraferma, gli indigeni svilupparono col tempo una religione, una lingua e tradizioni proprie, diverse da quelle dei luoghi da dove erano partiti, e l'ambiente difficile dell'isola favorì la divisione della gente in più villaggi in combutta tra loro, governati da anziani capi ma con una cultura di fondo simile.

Quando una dinastia, quella dei Saudeleur, prevalse definitivamente sul potere degli altri villaggi e iniziò a dettar legge su tutta Pohnpei, i capi di questa famiglia decisero che fosse giunto il momento di sigillare il loro dominio e di dimostrare la loro forza, per evitare di essere spodestati e rendere eterno il loro comando sull'isola.

Fu allora, stiamo parlando di un periodo compreso tra il 900 e il 1100, che iniziò la costruzione di Nan Madol, il cui nome significa "luogo di mezzo" (a metà strada tra Pohnpei e le piccole isole appena al largo della sua costa), una città concepita allo scopo di fornire una residenza per i nobili della dinastia, sufficientemente sicura e abbastanza imponente da scoraggiare chiunque nell'affrontarli.

Nan Madol Ruins 2
Vista di una delle antiche fortezze dal mare (FONTE)


La posizione, letteralmente sopra l'acqua, non fu casuale: permetteva ai Saudeleur di evitare attacchi da terra, e l'unico canale della barriera corallina che permetteva il passaggio di navi nemiche fu sbarrato con un muro, anche questo eretto a partire dal fondale marino.

Nello scopo e nello stile Nan Madol ricorda in parte Lelu, sito archeologico di un'altra isola della Micronesia, Kosrae. Anche Lelu fu costruita sull'acqua ma, come vedremo, sopravvisse molto di più (nonostante non si possa considerare grandiosa come Nan Madol).

Nan Madol, al picco del suo sviluppo demografico e urbanistico (1400), raggiungeva la popolazione di 1000 abitanti, in maggioranza nobili seguiti da gruppi di servi provenienti da tutta l'isola: i Saudeleur, in effetti, erano noti per la loro cattiveria e intransigenza, e il ricordo del loro lungo dominio vive ancora nella memoria degli abitanti di Pohnpei, convinti che le rovine di Nan Madol siano infestate dagli spiriti maligni.
A consolidare queste paure è anche la leggenda metropolitana secondo cui il governatore della Micronesia, quando Pohnpei era una colonia tedesca, sarebbe morto il giorno dopo aver profanato una delle più importanti tombe della città.

La grandezza di Nan Madol
Il fatto che solo 1000 abitanti vivessero in questa città durante il massimo splendore è un dato che può ridimensionare, almeno in una prospettiva moderna, l'importanza archeologica di Nan Madol.
Tuttavia, considerato che l'isola di Pohnpei non aveva più di 25 000 abitanti, costruire una città di 750 milioni di tonnellate di basalto sull'acqua, rappresenta uno sforzo maggiore di quello che gli egizi dovettero affrontare per costruire le Piramidi di Giza (così afferma Rufino Mauricio, archeologo nativo del luogo), e l'entità di questo sforzo è ancora più evidente se si osservano gli edifici che compongono Nan Madol.

Nan Madol Ruins 3

Il Nan Douwas, fortezza a scopo funerario dotata anche di una prigione, ha mura alte 10 metri e spesse 4, con massi di basalto pesanti fino a 50 tonnellate e trascinati a mano (non è riscontrata ai tempi dei Saudeleur la presenza di leve o strumenti in metallo) attraverso tutta l'ìsola.
In altri luoghi della città si possono trovare tunnel sotterranei, piscine rituali, altari e anche un grande tamburo per riunire la popolazione, o forse dare l'allarme. Un tempio di Nan Madol risulta poi la più grande struttura a scopo religioso di cui siano mai state trovate le rovine in Oceania: lungo 90 metri e largo 20, con mura alte nove e in parte sommerso.

Sarebbe bello poter credere che questa città sia stata costruita con l'ausilio della magia nera, come le tradizioni orali degli indigeni vorrebbero, e che i blocchi basaltici siano arrivati volando ai loro luoghi attuali. Forse, è ancora più bello pensare al miracolo che una piccola civiltà insulare, sprovvista di tecnologie, è riuscita a compiere.

Nan Madol Ruins 4
L'entrata del Nan Douwas


Il declino e la fine della "Venezia del Pacifico"
Dal 1500, almeno secondo i pochi archeologi che hanno studiato Nan Madol, la città subì un brusco declino, e all'arrivo degli europei nell'800 essa risultava deserta, abbandonata alla vegetazione e ai misteri che ancora oggi porta con sè.
Perchè una città che era costata tanta fatica e ingegno fu lasciata dai suoi abitanti?

Attorno al '500, è probabile che i Saudeleur furono sconfitti da un'altra dinastia, i Nahnmwarki, guidati dal capo Isokelekel, sepolto nell'isola artificiale di Karian, anch'essa parte del complesso di Nan Madol. Isokelekel fu però un'eccezione, probabilmente: la nuova dinastia non seppe mantenere potente la città, che in poco tempo perse la sua importanza. In realtà, la semplice mancanza di polso che seguì la caduta dei Saudeleur non è un motivo sufficiente per spiegare la caduta di Nan Madol: altre ipotesi, difficili da verificare, sono epidemie, cambiamenti climatici che hanno alzato il livello del mare rendendo inabitabile la città, o forse la fame, perchè Nan Madol doveva per forza importare dal resto di Pohnpei i generi alimentari.

Probabilmente, il mistero è destinato ad aleggiare per sempre tra gli scuri, silenziosi e imponenti complessi di questa Atlantide dell'Oceania. Ed è meglio così: forse, se sapessimo tutto su Nan Madol, sugli intrighi dinastici, sui presunti sacrifici umani, sul trasporto degli enormi massi e sulla costruzione degli edifici verrebbe meno il fascino che questo luogo, nonostante l'abbandono, le superstizioni e l'oceano che oggi nasconde buona parte di esso, ancora conserva.

Nan Madol Ruins 5
Tratti delle rovine sommerse (FONTE)

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