Thursday, February 11, 2016

Sepik: il fiume dove coccodrilli e uomini sono una cosa sola

Il fiume Sepik nel suo tratto finale (Fonte)
Il  fiume Sepik, che nasce dalle impervie montagne del cuore della Nuova Guinea e si distende verso le pianure del nord zigzagando nella foresta pluviale, è uno degli ultimi fiumi al mondo quasi completamente incontaminati dall'impatto umano.

Al suo valore ambientale, il bacino di questo corso d'acqua, il secondo per lunghezza della Papua Nuova Guinea dopo il Fly, unisce un grande valore culturale, conservato dagli indigeni che abitano sulle sponde del fiume in piccoli villaggi soffocati dalla vegetazione, quasi ognuno con una sua lingua distinta e sue peculiarità.

Il bacino del Sepik
Per chi vive qui, una delle presenze più costanti ed influenti non può che essere quella del coccodrillo: nella zona della foce abita il coccodrillo marino, lo stesso che infesta le coste del nord dell'Australia, mentre lungo il corso del fiume abita il più piccolo, ma neanche di tanto, coccodrillo della Nuova Guinea.
Al naturale timore di fronte ad un essere di tale forza e pericolosità, gli indigeni uniscono anche un'ammirazione ed un rispetto che rappresenta uno dei tratti culturali più interessanti, poichè esso si traduce non solo in culto, ma talvolta in emulazione, nell'arte e perfino nel fisico, del mitico rettile.

Il rapporto tra uomini e coccodrilli e le leggende
Il coccodrillo è una presenza costante nelle sculture in legno che gli indigeni vendono ai pochi avventurieri che si recano in questa zona semi-sconosciuta del mondo. Ma anche nelle canoe e in molti altri oggetti della vita quotidiana, la sua sagoma ricorda che qui uomini e coccodrilli sembrano essere una cosa sola.

Canoe con la prua a forma di coccodrillo (Fonte)
Tutto ciò è testimoniato dalle leggende secondo cui gli uomini discenderebbero dai coccodrilli stessi, ma anche da una storia di come il rettile abbia dato inizio alla cultura attuale dei villaggi del Sepik.

Un giorno, infatti, un uomo che vagava con la sua canoa nel fiume, dopo essersi tuffato in acqua, fu trascinato a fondo da un coccodrillo che lo tenne con sè per un mese, insegnando nel frattempo al malcapitato i principi della caccia, dell'agricoltura e forse perfino degli attuali culti religiosi.
Poi lo lasciò libero di andare con il compito di divulgare ai suoi simili la sapienza ricevuta, trasformandolo così da malcapitato a "messaggero" di un animale che quindi assume quasi le caratteristiche di una divinità.

Scultura indigena: dalla bocca dell'uomo esce un coccodrillo (Fonte)
Per sottolineare l'importanza di proteggere l'ambiente della zona è stato da poco istituito un "Crocodile Festival", supportato dal WWF, per valorizzare a livello ecoturistico l'area e contrastare la situazione di difficoltà in cui versano alcune popolazioni di coccodrilli della Nuova Guinea: infatti, accanto a chi venera i coccodrilli, c'è chi ne preferisce di gran lunga la pelle, fonte di reddito non indifferente per la gente di un paese del terzo mondo.

I Kaningara: gli "uomini-coccodrillo"
Un rituale tutt'ora diffuso che avviene presso la tribù dei Kaningara, che vivono lungo un affluente del Sepik di nome Blackwater (per via delle acque scure dovute al tannino delle piante), è uno degli esempi più estremi di emulazione del mondo animale, a profondo significato spirituale, che conosciamo oggi.

Questo rito, riservato agli uomini, prevede il taglio volontario, e spesso piuttosto profondo, della pelle in numerosi (400-450) tratti lungo petto, addome, spalle e schiena: questi, con apposita cicatrizzazione, produrranno poi una cute che al tatto e alla vista ricorderà la schiena dei coccodrilli.

Il rituale (Fonte)
Non vi è solo la volontà di possedere un corpo che ricordi il vigore dei coccodrilli: per gli indigeni incidersi in questo modo significa provare un dolore tremendo il cui superamento rappresenta l'entrata del ragazzo nel mondo degli adulti. Esso è quindi un rito di passaggio che, mettendo davanti al sottoposto il dolore, la paura e forse il rischio di morte per infezione, prova la sua forza interiore e la sua volontà di diventare un autentico figlio del Sepik.

E non solo: in una società patriarcale come quella papuana, il rito punta a sostituire alla donna la forza del coccodrillo, simboleggata dalle cicatrici: esse infatti si sostituiscono alla pelle, che si ritiene essere ancora sporca del sangue del parto.

Il prodotto finale (Fonte)
Prima di poter affrontare il taglio della pelle, gli uomini dovranno trascorrere due mesi nelle Spirit Houses, imponenti capanne che rappresentano il centro della vita spirituale dei villaggi Kaningara. Qui, oltre a sottostare a rigidissime regole che limitano il loro contatto con l'esterno e impongono loro di imparare la storia del loro popolo, gli indigeni devono accumulare del grasso corporeo che renderà più facile al loro zio materno il taglio della pelle con la lama del rasoio.

E il tutto, infine, non è nemmeno gratis: i rituali, che si tengono ogni 4 o 5 anni, costano molto alle povere famiglie del luogo, che tuttavia non rinunciano a risparmiare per poter spedire nelle Spirit Houses, e poi al rito del taglio della pelle, i propri figli maschi: il dolore è passeggero, l'appartenenza ad una tribù e la forza del vero uomo, invece, valgono per sempre.

Alba sul Sepik (Fonte)




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